Cos’è l’ipertrofia prostatica?
L’ipertrofia prostatica benigna (o adenoma prostatico) consiste nell’ingrossamento della ghiandola prostatica.
La prostata inizia un processo di ingrossamento a partire dai 20 anni, ed in genere inizia a creare problematiche minzionali a partire dai 50 anni. Infatti tra i maschi di età compresa tra i 60 e gli 80 anni si stima che circa il 50% abbiano problematiche correlate alla prostata e addirittura il 75% degli ultraottantenni.
Circa il 40% di tutti coloro che sono affetti da iperplasia prostatica hanno bisogno di cure.
Quali sono le cause dell’Ipertrofia prostatica?
Pur non essendovi una spiegazione certa, vista la correlazione tra IPB e l’avanzare dell’età si è ipotizzato che alla base dell’ingrossamento della ghiandola ci possa essere una variazione dei livelli ormonali (in particolare del testosterone) che possa favorire questo ingrossamento.
Ipertrofia prostatica: ecco come riconoscere i sintomi
La sintomatologia dell’IPB non è scontata. Non tutti i pazienti affetti da ingrossamento della ghiandola prostatica manifestano sintomi evidenti.
L’adenoma prostatico può portare però a problematiche durante la minzione: infatti la ghiandola ingrossata tende a comprimere l’uretra e pertanto è richiesto uno sforzo maggiore alla vescica per espellere l’urina. Questo a lungo termine comporta un indebolimento della muscolatura della vescica e quindi una minore efficienza. Ciò comporta l’impossibilità del totale svuotamento e l’aumento delle possibili infezioni dovute al ristagno dell’urina nella vescica.
Altri sintomi sono:
- minzione frequente durante il giorno (pollachiuria) e/o durante la notte (nicturia)
- sgocciolamento terminale (fuoriuscita spontanea d gocce di urina dopo la minzione)
- impellenza minzionale (frequente stimolo alla minzione)
- Ritenzione acuta di urina (nei casi più gravi).
Contattami se hai bisogno di un consulto medico per risolvere i problemi legati a questa patologia >
Esami e controlli da fare per un’accurata diagnosi dell’ipertrofia prostatica
Lo specialista effettua come prima cosa l’esplorazione rettale, tramite la quale è possibile individuare eventuali anomalie ed ingrossamenti. Questo peraltro dovrebbe essere un controllo di routine per i maschi di età superiore ai 50 anni.
Un altro esame che permette di fornire un quadro più preciso è l’ecografia transrettale: essa permette tramite una sonda inserita nel retto di rilevare le dimensioni della prostata e l’eventuale pressione a carico della vescica.
Esame fondamentale per misurare il volume minzionale è la flussometria: viene misurata la velocità ed il flusso dell’urina che permette di evidenziare problematiche legate all’espulsione dell’urina.
Esami di laboratorio che vengono spesso prescritti dallo specialista sono il PSA (Antigene prostatico specifico), per escludere eventuali carcinomi della prostata, e l’analisi delle urine, per escludere eventuali patologie (infezioni, prostatiti,..) che possano alterare il quadro clinico.
Principali terapie farmacologiche per l’ipertrofia prostatica
Le principali terapie farmacologiche sono:.
• Gli inibitori della 5alfa reduttasi, come la dutasteride o la finasteride, agiscono inattivando gli enzimi che permettono la trasformazione del testosterone in diidrotestosterone (Dht), responsabile dell’ingrossamento della prostata: tendono a ridurre di poco, tra il 10 e il 15%, le dimensioni della ghiandola. Gli effetti indesiderati più rilevanti sono l’impotenza (nell’1% dei pazienti) e il calo della libido (nel 2% dei casi).
• Gli alfa bloccanti, ossia silodosina, tamsulosina, terazosina e alfuzosina, agiscono sui sintomi, perché rilassano il tono muscolare di collo vescicale e prostata, migliorando il flusso urinario. Tra gli effetti collaterali più frequenti ci sono vertigini, ipotensione ortostatica, astenia ed eiaculazione retrograda.
Queste terapie hanno tempo di azione abbastanza lungo (eccezion fatta per gli alfa bloccanti), infatti per agire al meglio hanno bisogno di diverse settimane e non sempre permettono di escludere un intervento chirurgico.
Terapia chirurgica: quali sono le tipologie di intervento per curare l’ipertrofia prostatica
In caso di insuccesso della terapia farmacologica, vi sono numerose tipologie di intervento che possono essere praticate per rimuovere l’adenoma prostatico e permettere un ritorno alla normale minzione.
L’intervento più praticato è la TURP (resezione endoscopica della prostata). Viene utilizzato un resettore (strumento inserito nell’uretra), tramite il quale viene rimosso l’adenoma prostatico e ripristinata la corretta funzione minzionale. È un intervento mini-invasivo che comporta un ricovero molto breve 2/3 giorni senza complicanze e la cui convalescenza dura un paio di settimane durante il quale è necessario evitare sforzi eccessivi ed attività sportiva intensa.
Un’altra tipologia di intervento è il ricorso alla cosiddetta Prostata laser, ovvero tramite l’utilizzo di differenti laser (Holmio, Thullio, Green light laser) è possibile vaporizzare od enucleare l’adenoma ottenendo cosi lo stesso risultato della TURP ovvero un ampio canale per il passaggio dell’urina.
Prevenzione dell’ipertrofia prostatica: i consigli da seguire
In generale sia lo stile di vita che l’alimentazione possono influire sull’accrescimento della ghiandola prostatica.
È fortemente raccomandato l’esercizio fisico e l’assunzione di molta frutta e verdura.
Tra gli alimenti spicca il pomodoro, che essendo ricco di licopene protegge la salute della prostata prevenendo in parte l’ingrossamento. Si consiglia inoltre di limitare l’assunzione di cibi grassi e carne rossa e di bevande alcoliche.
Inoltre è consigliabile limitare al necessario l’assorbimento di liquidi la sera prima di coricarsi, evitando un sovraccarico della vescica durante le ore notturne.