Tumore della prostata

Cos’è il tumore della prostata?

Il tumore della prostata (o carcinoma prostatico) è una neoplasia maligna della ghiandola prostatica. Nel 95% dei casi ha origine ghiandolare (adenocarcinoma) e si sviluppa nelle zone più esterne della prostata.

L’origine periferica del tumore spiega il fatto per cui possono ammalarsi di tumore della prostata anche coloro che hanno subito interventi per neoplasia benigna della prostata (Ipertrofia Prostatica), dove l’enucleazione terapeutica interessa solamente la parte centrale della ghiandola.

Il carcinoma della prostata rappresenta circa il 14% delle patologie tumorali maschili, solo in Italia si contano circa 18500 nuovi casi l’anno ed una mortalità di 7000 pazienti annui.

L’insorgenza più comune è oltre i 50 anni, per cui tutti i maschi in età adulta dovrebbero sottoporsi a screening e controlli periodici.

Tumore della prostata: ecco i sintomi riconoscibili 

In fasi non avanzate, i tumori della prostata non sono facilmente diagnosticabili in quanto la sintomatologia è comune all’ipertrofia prostatica, per cui sono necessari controlli approfonditi per accertare la natura della neoplasia.

In fase avanzata, invece, possono essere presenti:

  • sintomatologie ostruttive (dell’uretra e del rene, dovuto a metastasi)
  • dolore da compressione metastatica
  • affaticamento muscolare

Esami diagnostici più opportuni: ecco quali sono

A fronte di un PSA (antigene prostatico specifico) elevato (si considera degno di attenzione un dosaggio di 2,5 ng/ml, anche se solamente sopra i 4 ng/ml si è fuori dal valore standard) o di uno o più sintomi sospetti, lo specialista deciderà quali esami diagnostici sono opportuni per accertare la situazione clinica.

Le possibili indagini da effettuare sono:

  • effettuare ulteriori misurazioni del livello di PSA, per evitare che infezioni temporanee o errori del laboratorio possano influire sul risultato;
  • effettuare inoltre un’esplorazione digito-rettale per verificare la presenza di formazioni;
  • effettuare un’ecografia prostatica transrettale
  • se viene rilevata un’area dubbia, da linee guida si effettua una biopsia prostatica eco-guidata (effettuata cioè con guida ecografica transrettale), cui seguirà l’esame istologico dei campioni di tessuto prelevati
  • tomografia computerizzata (TC): utilizza un computer, collegato a una macchina a raggi X, per riprodurre, da vari punti di vista, dettagliate immagini delle strutture interne degli organi;
  • risonanza magnetica (RM): utilizza onde magnetiche che rilevano immagini di organi interni del corpo;
  • scintigrafia ossea: si inietta nel paziente una sostanza radioattiva capace di fissarsi nella sede di eventuali metastasi ossee e se ne rileva la presenza attraverso uno strumento detto gamma camera.
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Come scegliere la terapia migliore per curare il tumore della prostata

La scelta della terapia ottimale viene effettuata in base a diverse valutazioni che lo specialista effettua rispetto:

  • al paziente (età, condizioni generali, preferenze individuali, aspettative del paziente per quanto riguarda la preservazione della funzione sessuale);
  • alla malattia (estensione o stadio del tumore, compresa l’eventuale presenza di malattia nei linfonodi, aggressività o grado del tumore).

Sorveglianza Attiva

Non si interviene ma si monitora costantemente la situazione. Questa strada è percorribile e consigliata a pazienti con tumori localizzati ed un PSA medio/basso, possibilmente sopra i 70 anni.

Il tumore solitamente non progredisce e si continua a controllare nel tempo. Nel caso in cui dovessero esserci cambiamenti rilevanti si riconsiderano altre strade terapeutiche.

Intervento chirurgico per la rimozione del tumore alla prostata

La chirurgia del tumore alla prostata è di tipo radicale, ovvero si rimuove interamente la ghiandola prostatica. Ciò è dovuto al fatto che il tumore si trova sempre in più parti della ghiandola (la cosiddetta multi-focalità).

L’intervento, definito prostatectomia radicale, consiste nella rimozione integrale della prostata e nel ripristino del canale uretrale per la minzione. Questa tipologia di intervento è consigliata nel caso in cui il tumore sia aggressivo ed ottiene i migliori risultati per carcinomi localizzati e PSA medio/bassi.

Esistono diversi tipi di prostatectomia radicale:

  • classica, ovvero tramite accesso retropubico si arriva alla prostata, ciò permette anche la rimozione di alcuni linfonodi
  • trans-perineale: si raggiunge la prostata attraverso un foro praticato tra scroto e ano;
  • laparoscopica (cioè senza taglio, o mini-invasivo).
  • robotica (effettuata tramite l’ausilio del robot chirurgico)

Possibili effetti collaterali

A seconda dell’estensione, tipologia di intervento ed altre condizioni, il paziente potrebbe subire degli effetti collaterali, ovvero:

  • l’incontinenza urinaria, poco frequente e solitamente temporanea
  • l’impotenza sessuale, frequente e dovuta al danneggiamento dei nervi coinvolti nell’erezione
  • la stenosi uretrale (restringimento dell’uretra);

Altri tipi di terapia per il tumore alla prostata: la radioterapia

La radioterapia viene utilizzata alternativamente alla chirurgia nel caso in cui il tumore sia localizzato ed è la terapia più utilizzata insieme a quella ormonale nel caso in cui il tumore sia esteso anche al di fuori della prostata.

La radioterapia può avere anche un effetto palliativo nei casi più avanzati, ovvero aiuta a ridurre il dolore dovuto per esempio a metastasi ossee.

Ormonoterapia, ovvero la terapia in caso di tumore alla prostata avanzato

L’ormonoterapia è scelta nei casi di tumore avanzato (cioè in presenza di metastasi) o in caso di ricaduta dopo chirurgia o radioterapia non altrimenti trattabile.

Chemioterapia per la cura del tumore alla prostata

La chemioterapia, ovvero una terapia farmacologica anti tumorale, viene effettuata a pazienti che non rispondono più a trattamenti ormonali. I risultati sono abbastanza incoraggianti sia per la sopravvivenza che per la bassa tossicità del trattamento.

L’importanza della diagnosi per la cura definitiva del tumore alla prostata

La prognosi dipende da diversi fattori, ovvero da stadio, localizzazione e peculiarità del paziente.

In generale, una diagnosi precoce permette una sopravvivenza davvero elevata: per i tumori individuati negli stadi precoci, ovvero localizzati, la sopravvivenza a 5 anni si avvicina al 100%.

Se il tumore ha prodotto metastasi, la sopravvivenza a 5 anni scende al 27,5%.

Perciò raccomando sempre screening e controlli frequenti!

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